Il dono ricevuto | |
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Mt 18,21-35 |
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«...quante volte dovrò perdonargli?» | Quando i numeri perdono la loro caratteristica quantitativa e diventano espressione di qualità, come nella tradizione semitica, il numero sette esprime la globalità, l'universalità, l'equilibrio perfetto e rappresenta la compiutezza. Dunque Pietro aveva capito tutto: il perdono deve essere totale, raggiungere la compiutezza e la perfezione. |
«Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette». | A quanto pare per Gesù non è sufficiente la prospettiva di Pietro, e va oltre, molto oltre. La sua moltiplicazione indica un numero qualitativamente spropositato. Fa venire in mente l'espressione che troviamo in Luca: «Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo» (Lc 6,38). La misura che Gesù indica è colma e traboccante, è una misura senza misura. |
"Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?” | Il motivo di questa sovrabbondanza è spiegato nella parabola, e nasce dalla prospettiva da cui il perdono è generato. Il Perdono, lo suggerisce la parola stessa, è un regalo, un dono; psicologicamente chi perdona è nella condizione di chi possiede qualcosa da donare, una sorta di superiorità che può permettersi di emettere un giudizio di perdono o di condanna. Quasi una rivalsa ed una soddisfazione, anche quella di perdonare. Ma non è così: la nostra condizione è ben diversa. Potremmo sintetizzarla con l'esperssione di Gesù: "Chi è senza peccato scagli la prima pietra" Gv 8,3-11. La nostra condizione di partenza è quella di "perdonati". Siamo ricchi di un tesoro che abbiamo ricevuto in dono, e non per nostra eslusività. Quello che ci deve interessare non è il pagamento, più o meno esigito o condonato, quanto l'umanità, la libertà, la capacità di relazione, la comunione con l'altro, tutti beni che a nostra volta abbiamo ricevuto e che siamo chiamati a condividere. |
Il nostro mondo, però, è complicato e non possiamo ridurre l'esperienza di fede alla sola prassi personale. C'è un "sentire" ed un agire collettivo, spesso in contrsto tra loro, che supera la dimensione privata della vita. In un mondo lacerato da dissidi di ogni genere, da lotte politiche ed economiche, da guerre, terrorismo dove il personale si intreccia con il sociale... come parlare di perdono? Ha ancora senso parlare di perdono personale? forse dobbiamo metterci nel faticoso cammino per ricomprendere la grandezza del dono ricevuto. |